Recensione Libro Tempo di lettura 3′


Per il lettore comune è quasi un dovere consigliare ad altri i libri che gli sono piaciuti, così si sente parte di un gruppo, comunica a tutti che ne ha letto un altro e soprattutto tiene in vita questa usanza antica della lettura!
Lo fanno quasi tutti, con la sola eccezione di coloro che amano essere soli e di fare amicizia con i personaggi dei loro libri, che in parte si sentono di tradire se presentano a qualcun altro, un po’ come una fidanzata che hanno paura li abbandoni, fuggendo con un nuovo compagno, se la mostrano al mondo.
Il romanzo di Lorenzo Licalzi, “L’ultima settimana di settembre” è finito sul mio Kindle compiendo la stessa strada: il consiglio di un amico.
Lui lo aveva ascoltato su Audible e io l’ho letto in ebook; sebbene amiamo l’usanza arcaica, ne fruiamo in modo diverso, facendo rabbrividire coloro che “senza carta non è un libro”.
La storia di Pietro Rinaldi, scrittore ottantenne, burbero e insofferente, è stupenda: fa ridere fragorosamente e commuove.
Sebbene sembri avere un epilogo scontato, funziona bene con la narrazione in prima persona e una sorta di metaletteratura con la quale termina.
E’ un racconto on the road, molto italiano e molto umano, di un uomo stanco di vivere che incontra il nipote e con lui compie un viaggio da Genova a Roma, con alcune tappe che lo riportano nel passato e lo proiettano nel futuro.
Il suo essere intollerante verso il prossimo e senza peli sulla lingua, lo rendono un personaggio indimenticabile, ogni lettore sono certo che in parte lo invidi per la sua capacità di essere diretto e fedele a se stesso.
La sua personalità si sintetizza nel titolo della sua ultima opera: Andate tutti affanculo e ancora più nell’ultimo capitolo Tutti quelli che mi stanno sul cazzo. Eppure Pietro Rinaldi non si esaurisce qui, è un’anima tormentata, che ha chiuso le porte alla vita dopo la perdita della moglie e che nella solitudine si è perso, mettendo al sicuro la sua fragilità dietro le mura dei suoi modi scostanti e irrispettosi. Il racconto tutto in prima persona vive dell’alternanza di parole e pensieri, le prima taglienti, i secondi struggenti.
Si passa quindi con facilità da un sorriso a una lacrima, nella storia di quest’uomo c’è la vita di tutti, le paure di ognuno e l’impossibile dominio del tempo.