Recensione Mostra Tempo di lettura 5′


La fortuna è sicuramente un ingrediente essenziale nella vita, talvolta determinante anche senza che se ne possa avere consapevolezza.
Lo sapeva bene Napoleone che preferiva un generale fortunato a uno bravo; io al contrario amo pensare che la fortuna non esista, ma esista il momento in cui il talento incontra l’opportunità, come sentenziava Seneca.
Sicuramente questo momento l’ha vissuto l’autore della mostra che ho visto qualche giorno fa: Max Papeschi.
Ospitata nei locali del WEGIL a Trastevere, si compone di 60 opere, che fondono in modo dissacrante e provocatorio momenti drammatici della storia con personaggi iconici dei fumetti, dei cartoni animati o delle riviste patinate.
Non entrerò più in dettaglio perché non ho competenze specifiche di arte moderna, posso solo suggerire di vederla, perché offre spunti di riflessione e soprattutto è pienamente fruibile da tutti, al contrario di quanto spesso accade proprio con gli artisti contemporanei.
Voglio invece soffermarmi sulla storia di Papeschi e sulle doti che lo accomunano ad altri due autori, del fumetto e della satira.

Nel 2008 Max Papeschi è un autore e regista televisivo e teatrale. Per pubblicizzare uno dei suoi spettacoli realizza dei collage digitali sulla piattaforma MySpace. Una gallerista di Milano li nota sul social network e, scambiandoli per sue opere d’artista, gli chiede di esporre nella sua galleria. La mostra ottiene un successo immediato sia di pubblico che di critica, il che trasforma il regista in artista digitale.
Due anni dopo sta esponendo le sue opere in Polonia, presso la Abnormals Gallery. Per promuovere la mostra viene appesa la gigantografia dell’opera NaziSexyMouse (foto in calce) sulla facciata di un palazzo a Poznan.
Lo scalpore è enorme e immediato. Viene strappata più volte, scatenando polemiche prima da parte della comunità polacca e poi  da parte di gruppi neonazisti che minacciano la galleria.
Il gioco è fatto: il clamore mediatico è mondiale, l’artista è sulla bocca di tutti, finisce in copertina sulle riviste, in tv, sul web, è definitivamente un protagonista dell’arte contemporanea internazionale.

Max Papeschi è certamente bravo ma indubbiamente molto fortunato. Il caso lo mette sotto gli occhi della gallerista giusta per ben due volte, la prima per essere lanciato, la seconda per andare in orbita. Però, come detto, è molto bravo e le sue opere meritano il successo che hanno. Riescono a far riflettere e hanno le doti più importanti dell’arte visiva: l’immediatezza, la sintesi e la genialità.
Da questo punto mi voglio agganciare ad altri due autori completamente diversi, che però condividono queste tre doti con Papeschi e hanno altri punti di contatto nell’ironia e nella satira verso il mondo del potere, dello spettacolo e dei mass media.
Sto parlando di Zerocalcare e delle Frasi di Osho.
Il primo riesce a sintetizzare i concetti con l’uso di icone della cultura Pop quali alter ego di personaggi politici e completa l’opera con battute essenziali, pungenti e immediate.
Durante il lockdown sono stati indimenticabili i suoi cartoni animati che lo hanno raccontato, trasformando ad esempio il governatore Fontana nel pupazzo del film Saw l’enigmista o mettendo al tavolo degli esperti il Maestro saggio del cartone animato Esplorando il corpo umano.
Il secondo compie un’operazione più semplice, ma non priva delle tre doti sopracitate, nell’associare a una foto di cronaca una didascalia esilarante, il cui dialetto romano completa l’alchimia.
Sembra tutto semplice, qualcuno potrebbe pensare “che ce vo!” per rimanere al dialetto, in realtà invece è complesso e altamente creativo. Serve un pensiero laterale che trasporti l’immagine altrove e a quel punto una battuta che chiuda il cerchio senza dire né troppo, né troppo poco.
Entrambi sono nati sul web, come Papeschi, però loro sono emersi da soli, grazie al passaparola. Per tutti e tre non è una questione di fortuna, è il talento che ha fatto la differenza. Di certo poi ci saranno tanti altri che hanno gli stessi meriti, ma non l’occasione e restano nell’ombra, ma questa è un’altra storia.
La mostra di Max Papeschi sarà al WEGIL fino al 30 Agosto, vedetela se potete.