Recensione Libro Tempo di lettura 3′

“Sangue Giusto”, il terzo romanzo di Francesca Melandri non tradisce le aspettative e motiva la lunga attesa.
Le mie aspettative e l’attesa erano nate al termine della seconda opera, letta immediatamente dopo la prima.
Non in preda a un binge reading da sequel, ma semplicemente affascinato da uno stile e da contenuti che mi hanno lasciato chiudere le pagine con grande appagamento.
I racconti della Melandri ti portano nella storia del passato più o meno recente, di una Italia che non cura la ferite ma preferisce dimenticarle, sovrapponendo una nuova cronaca quotidiana, come un cerotto che non suturi ma copra alla vista.
“Eva dorme” si prendeva l’onere di raccontare la genesi e le conseguenze dell’assegnazione del Sudtirolo austriaco all’Italia al termine della prima guerra mondiale, attraverso la vita di una donna, sorella di un terrorista altoatesino e ragazza madre in un mondo difficile.
“Più alto del mare” fissava negli occhi le vittime, non considerate tali e dimenticate, degli anni di piombo, raccontandoci una storia sentimentale tra anime sole.
Questo terzo romanzo scava a fondo nella storia d’Italia degli ultimi cento anni, narrando eventi che i libri scolastici si guardano bene dal trascrivere, giustificati dalla contemporaneità di accadimenti molto più importanti.
Anche stavolta nel cammino ci accompagnano personaggi indimenticabili, che mescolano pregi e difetti come ognuno di noi e tutti insieme raccontano quella meschinità, talvolta tutta italiana.
La scrittrice non risparmia nessuno, con una narrazione lucida e ricca, affronta ogni personaggio a viso aperto, tutti necessari alla creazione di un quadro che alla fine diventa uno specchio.
E’ la storia contraddittoria di una nazione che attraversa il fascismo, le scelte coloniali, il tradimento di guerra e arriva fino ai giorni nostri con il Berlusconismo e i flussi migratori.
E’ una narrazione corale, fatta di tanti personaggi, tutti necessari dentro eventi di cui sono protagonisti.
Grande merito alla scrittrice, perché oltre al mestiere creativo, un romanzo così richiede un monumentale lavoro di ricerca, un complesso studio e un profondo desiderio di capire realmente e andare oltre.
Il risultato è un regalo al lettore, che, nello sfogliare le pagine, sente di comprendere e approfondire, mentre i personaggi vivono e lo portano avanti con loro.
Di certo questo ultimo lavoro è il più imponente e ambizioso dei tre, nella struttura torna un po’ alle origini di “Eva dorme” ma amplia il raggio d’azione, correndo su più linee temporali senza perdere mai il filo della narrazione.
“Sangue giusto” è un romanzo che merita di essere letto.

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